I videogiochi diventano uno sport, e si può diventare ricchi

Clamorosa decisione da parte del Coni: da oggi i videogiochi diventano uno sport. Se da qualche anno l’intero movimento videoludico sta spingendo per far riconoscere questi lavori come opere d’arte (e viste alcune recenti mostre, ci sono riusciti), non ci aspettavamo affatto che fossero equiparati al calcio, alla pallavolo o alla maratona. Ma invece è accaduto: il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ha infatti deciso di riconoscere alcune tipologie di videogiochi come delle vere e proprie professioni agonistiche. Di conseguenza coloro che le praticano si possono definire, a tutti gli effetti, dei videogiocatori professionisti.

Al momento però non basta avere in casa una PlayStation o una Xbox per autoproclamarsi professionisti. Per poterlo fare bisogna essere regolarmente iscritti ai tornei internazionali dei seguenti titoli:

  • Dota 2
  • Street Fighter
  • Starcraft 2
  • Tekken
  • The King of Fighters
  • Heartstone
  • FIFA
  • The League of Legends
  • Heroes of the Storm

Come si fa a diventare videogiocatore professionista?

Saranno certamente milioni i giovani che vorrebbero fare del videogioco la loro professione. Prima di tutto bisogna tesserarsi come qualsiasi sportivo che voglia partecipare alle competizioni previste dal Coni. Per farlo bisogna andare sul sito Giochi Elettronici Competitivi, associazione riconosciuta dal Coni come responsabile del settore, e tesserarsi. Il costo del tesseramento è di 2,50 euro, più altri 50 centesimi se si paga tramite Paypal, e la tessera ha valore annuale (farla oggi significa avercela valida fino al 31 dicembre 2015). Devono essere anche spedite una copia di un documento valido ed una foto. Dopodiché si riceve un codice attraverso il quale si può accedere al corso di formazione che poi apre le porte ai tornei nazionali ed internazionali dei giochi sopra citati. Essendo paragonato ad uno sport, valgono le regole di rispetto e di lealtà sportiva che valgono per gli altri sport.

Non si comincia a guadagnare immediatamente, com’è ovvio che sia, ma si guadagna grazie alla partecipazione ai tornei e alla vittoria degli stessi. Se vi può sembrare roba da poco, basti pensare che per i tornei nazionali il primo premio consiste in un assegno di alcune decine di migliaia di euro (a seconda del torneo) mentre per quelli internazionali la cifra sale, e di molto. Un professionista di livello elevato arriva a guadagnare 100 mila dollari l’anno. Proprio di pochi giorni fa è la notizia secondo la quale un giocatore di League of Legends è arrivato a guadagnare un milione di dollari all’anno solo di sponsor, dunque al netto dei premi vinti.

Gli italiani non sono impazziti, decidendo di far diventare i videogiocatori dei professionisti sportivi in quanto all’estero questa figura esiste già da anni. I primi, come sempre, sono stati gli americani, ma anche i cinesi sono tra i migliori al mondo (e infatti la cifra da 1 milione di dollari è stata offerta ad un cinese da due sponsor suoi connazionali). I premi in palio sono molto elevati e tra l’altro i tornei sono spesso molto ravvicinati, e dunque permettono di guadagnare con una certa frequenza. In America ad esempio concedono un visto per motivi sportivi anche ai videogiocatori professionisti. La disciplina sportivo-professionistica è stata così scelta per il semplice motivo che per poter gareggiare a livello internazionale bisogna passare tante ore al giorno ad allenarsi, proprio come uno sport, e per questo non diventa più possibile studiare o cercare un altro lavoro. Anche perché con 6-7 ore al giorno di impegno, di ludico c’è molto poco ed è questo a diventare, a tutti gli effetti, un lavoro.

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